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Numero 30
Il secondo annuncio. Generare e lasciar partire

Gennaio - Dicembre 2014

Abstract e allegati

di Enzo BiemmiFull Text

L'apporto di questo numero si presenta come un'ulteriore prova che il rapporto tra esperienza e teologia (che connota la finalità e il titolo stesso della rivista) risulta fecondo sia per la pratica ecclesiale, sia per la riflessione teologica. Continua in questo modo il nostro impegno a elaborare un percorso di teologia pratica a servizio di una fede che trova nella storia umana il suo luogo sorgivo e il campo di prova della sua fedeltà a un Dio che si è fatto storia.

di Lucia VantiniFull Text

Abstract

Coming back by a different way

The article philosophically analyses the fruitful and creative reinterpretation of the past. The events that happened are irreversible, but something in their own fabric doesn't dissolve and is silently etched in the individuals' and history narration's memory. It becomes clear when the gaze, disquieted by the insufficiency of what he saw, lets alterity provoke it coming back to look on what was, running across a scene that doesn't seem the same. Forgiveness, nostalgia and rehabilitation of the defeated turn out to be indispensable ways through which memory resists the temptation to withdraw into an impossible definitiveness.

Sommario

L'articolo analizza filosoficamente l'esperienza della reinterpretazione feconda e creativa del passato. Gli eventi accaduti sono irreversibili, ma qualcosa del loro tessuto non si dissolve e resta silenziosamente presente nella memoria dei soggetti e nelle narrazioni della storia. Lo si avverte quando lo sguardo, inquietato dall'insufficienza di ciò che ha visto, si lascia provocare dall'alterità e ritorna a posarsi su ciò che è stato, imbattendosi in una scena che non sembra più la stessa. Il perdono, la nostalgia e la riabilitazione dei vinti si rivelano allora come irrinunciabili vie attraverso cui la memoria resiste alla tentazione di chiudersi in una impossibile definitività.

di Gianattilio BonifacioFull Text

Abstract

Emmaus and the second Annunciation

The article shows how the narrative lecture of Emmaus story has got a sequence of passages capable of reshaping the second Annunciation's path, putting it in the formative process that the Rebirth put in place towards the two disciples on the run.

Sommario

L'articolo illustra come la lettura narrativa del racconto di Emmaus presenti una sequenza di passaggi capaci di rifigurare il percorso del secondo annuncio, collocandolo all'interno del processo formativo che il Risorto ha messo in atto nei confronti dei due discepoli in fuga.

di Giuseppe LaitiFull Text

Abstract

Church of the second annunciation. How the church is born/reborn

The "second Annunciation" practices start from the changed pastoral situation that ask to the Cristian communities to renovate its own communicative ability in order to offer the Gospel as an unprecedented richness of meaning in relation to the different situations the life brings people to live. If seriously adopted those practices ask to the Cristian communities for a conversion on two levels: the first one concerns in a return to listen the Word of God starting from the situations of our own interlocutors. The second one concerns the pastoral structures, the organisational forms, urged to be always like gathering and shared listening places rather than initiatives aimed at perpetuating an inherited position. The second Annunciation urges upon an "ecclesiae" form capable of giving life requests a Word and of expressing the Gospel's Word in the language of life, according to the style of the reign parables. We are on the road to a church that leaves, accompanies, transfigures, becomes "neighbour" and suggests the gift of a new form of life.

Sommario

Le pratiche di "secondo annuncio" prendono avvio dalla mutata situazione pastorale che chiede alle comunità cristiane di rinnovare la propria capacità comunicativa in modo da poter offrire il vangelo come ricchezza inedita di significato in rapporto alle diverse situazioni che la vita porta ad attraversare. Queste pratiche assunte seriamente chiedono alle comunità cristiane una conversione a due livelli: il primo consiste in un ritorno ad ascoltare la Parola di Dio a partire dalle situazioni dei propri interlocutori. Il secondo concerne le strutture pastorali, le forme organizzative, sollecitate a configurarsi sempre come luoghi di incontro, di ascolto condiviso, più che come iniziative volte a perpetuare una posizione ereditata. Il secondo annuncio sollecita una forma ecclesiae capace di far giungere a parola le istanze della vita e di dire la parola inedita del vangelo nel linguaggio della vita, sullo stile delle parabole del regno. Siamo in cammino verso una chiesa che esce, accompagna, trasfigura, si fa prossima e lascia intravedere il dono di una forma nuova della vita.

di Antonio ScattoliniFull Text

Abstract

"What a good news!". Second Annunciation and art

The article reviews some fundamental issues concerning the Gospel Annunciation through the "via pulchritudinis". First of all, starting from some witness reports, it is noted the importance of the beauty's language in relation to the faith's communication. Secondly it is emphasised the resource consisting of the artistic heritage, especially the Christian one that has got a cathartic power to be enhanced in the pedagogical and pastoral field. In a second step it is highlighted how the encounter with the artistic beauty could represent an interesting opportunity in view of a beautiful faith discovery or rediscovery, capable of giving not only sense but also taste to life. A fourth cause of reflection focuses on the use of art in the context of a project related to some life moments that could become thresholds of faith (Second Annunciation Project). Last three paragraphs concern the development of a good method, for the elaboration of beautiful pastoral practices, together with good people (formation and competences to grow).

Sommario

L'articolo passa in rassegna alcuni aspetti di fondo implicati nell'annuncio del Vangelo attraverso la "via pulchritudinis". Prima di tutto, a partire da alcune testimonianze, si costata l'importanza del linguaggio della bellezza in ordine alla comunicazione della fede. In secondo luogo si evidenzia la risorsa costituita del patrimonio artistico, specialmente quello cristiano, che possiede un potere catartico da valorizzare in ambito pedagogico e pastorale. In un passaggio successivo si sottolinea come l'incontro con la bellezza artistica possa rappresentare una opportunità interessante in vista della scoperta o riscoperta di una fede bella, capace di donare non solo senso ma anche gusto alla vita. Un quarto motivo di riflessione si concentra sull'utilizzo dell'arte nel contesto di un progetto di annuncio legato a quei passaggi di vita che possono diventare soglie di fede (Progetto Secondo Annuncio). Gli ultimi tre paragrafi riguardano la messa a punto di un bel metodo, in vista della elaborazione di belle pratiche pastorali, accompagnata da bella gente (formazione e competenze da coltivare).

di Daniele LoroFull Text

Abstract

Creating and letting leave. Anthropological aspects

The author's reflection shows how the relationship between the experience of "generating" and that of "letting leave" has different but also complementary aspects. In the first part of his reflection it seems the two moments are totally different, but they actually appear closely related because the knowledge that what is generated is form the first moment something different from generating it's rooted in generating. In the second part the deepening of the existential "distance" between the two moment means that there must be a "cure" as a third point of reference from who generates towards who is generated. The generative experience seems therefore accompanied from the practice of care relationship, understood as educative cure, that is presented as a necessary element in order to create the conditions for what's been generated to independently walk towards the self, strengthened also by the firm decision of who generated it to let it go.

Sommario

La riflessione dell'autore tende a mostrare come il rapporto tra l'esperienza del "generare" e quella del "lasciar partire" presenti aspetti diversi e insieme complementari. Nella prima parte della riflessione i due momenti sembrerebbero del tutto differenti, mentre in realtà appaiono strettamente connessi perché al generare è connaturata la consapevolezza che ciò che è generato è, fin dal primo momento, qualcosa di altro rispetto al generante. Nella seconda parte, l'approfondimento della "distanza" esistenziale tra i due momenti pone l'esigenza della "cura", quale terzo elemento di riferimenti da parte di chi genera nei confronti di chi è generato. L'esperienza generativa, pertanto, appare accompagnata dalla pratica della relazione di cura, intesa come cura educativa, che si presenta come l'elemento necessario per creare le condizioni affinché ciò che è stato generato possa incamminarsi autonomamente verso il proprio essere, forte anche della ferma decisione di chi lo ha generato a lasciarlo andare.

di Grazia PapolaFull Text

Abstract

Creating a blessed life

The contribution treats the issue of generating and letting leave from the biblical point of view. Being a father, mother, son, that's the most original experience, imponderable and surprising that human beings can live, for this reason receives ample space in the Bible and many accents and variety of narratives emphasizes how the generation is expression of divine blessing. The backdrop of this topic is the alliance that transcribes the human life's structure, originated from a free divine initiative which needs to correspond in freedom. In particular, the blessing word is visible in the Son, the divine promise becomes flesh and people open themselves to hope. This positive dimension shall be completed by some stories' recurring facts, such as the sterility of Israeli mothers and two experiences that touch both women's and men's body, namely the pain of childbirth and the circumcision; more than biographical information, these aspects gain from another perspective the belief that life is given by God and that neither the mother nor the father can guarantee their son with the truth of that promise which must necessarily be the beginning of all life. Anyway the generation isn't just an incarnated son. Biblical texts also offer generation pathways that shall be understood as a restitution to God of sons' life, to be considered as a symbolic act of expropriation of its own power on the sons' life origin.

Sommario

Il contributo percorre il tema del generare e lasciar partire dal punto di vista biblico. Essere padre, madre, figlio è l'esperienza più originaria, imponderabile e sorprendente che l'essere umano può vivere, per questa ragione riceve nella Bibbia ampio spazio e molteplici accenti e la varietà delle narrazioni dà rilievo a come la generazione sia espressione della benedizione divina. Il tema si colloca sullo sfondo dell'alleanza che trascrive la struttura della vita dell'uomo, originata da una gratuita iniziativa divina a cui è chiamata a corrispondere nella libertà. In particolare, è nel figlio che si rende visibile la parola della benedizione, si fa carne la promessa divina, ci si apre alla speranza. Questa dimensione positiva va completata da alcuni dati non sporadici dei racconti, quali la sterilità delle madri di Israele e due esperienze che toccano il corpo della donna e dell'uomo, il dolore del parto e la circoncisione; più che indicazioni biografiche, questi aspetti guadagnano da un'altra prospettiva la convinzione che la vita è donata da Dio e che né la madre né il padre possono garantire al figlio la verità di quella promessa che pure deve essere necessariamente all'inizio di ogni vita. La generazione non è però solo quella di un figlio nella carne. I testi biblici offrono anche percorsi su una generazione da intendersi quale riconsegna della vita dei figli a Dio, da considerarsi ancora come un atto simbolico di espropriazione della propria potenza sull'origine della vita dei figli.

di Franca FelizianiFull Text

Abstract

Learning to be mother of mothers. Challenges and opportunities for the Christian community

The article reinterpret the maternity/paternity experience in its main turning points in an ecclesiological dimension, pushing it as a model of Christian initiation. The events of conception, pregnancy, birth and child development in its separation-identification process are investigated starting from the Infant observation and Infant Research studies while possible comparisons with the pastoral practice of Christian initiation are sought by being careful to avoid unduly forcing. The comparison shows some questions that ask parishes, families, religious community. 1. An authentic generation is born of love and desire. To what extent is our Christian gaze upon the world a loving gaze, pleased and full of hope, and how much it's instead worried, judgmental, disillusioned? 2. Conception: wait, listening, synchronisation, transforming together. What kind of attitudes can learn a Christian community from a woman and a man who are going to have a baby? How could itself become womb that accommodates the mystery of Life? 3. Birth: from the dreamed son to the real one. The mother's duties: how can a Christian community embrace the fundamental duties of a "sufficiently good" mother? Will she be able to tune to its component's pace of life or will she stop or anticipate them imposing her own pace? 4. The language of communication: To what extent does the Word-living Christian community create relations and boundaries even before conveying contents? 5. Create solid ties that allow going… is letting go a must also for the Christian community? What does it means for a community to recognize the right to its component's independence of thinking and choosing?

Sommario

L'articolo rilegge in dimensione ecclesiologica l'esperienza della maternità/paternità nei suoi principali snodi, proponendola come modello d'iniziazione cristiana. I fenomeni del concepimento, della gravidanza, della nascita e lo sviluppo infantile nel suo processo di separazione- individuazione vengono esplorati a partire dalle ricerche dell'Infant observation e dell'Infant Research e, attenti ad evitare indebite forzature, si cercano possibili paralleli con la prassi pastorale d'iniziazione cristiana. Dal confronto emergono alcuni interrogativi che interpellano parrocchie, famiglie, comunità religiose. 1. Un generare autentico nasce dall'amore e dal desiderio. In che misura il nostro sguardo di cristiani sul mondo è uno sguardo innamorato, compiaciuto, pieno di speranza e quanto invece è preoccupato, giudicante, disilluso? 2. Il concepimento: attesa, ascolto, sincronizzazione, trasformarsi insieme. Quali atteggiamenti può imparare una comunità cristiana da una donna e da un uomo che attendono la nascita di un figlio? Come può essa stessa diventare grembo che accoglie il mistero della Vita? 3. La nascita: dal figlio sognato al figlio reale. I compiti della madre. Come può una comunità cristiana far propri i compiti fondamentali di una madre "sufficientemente buona"? Saprà sintonizzarsi con il ritmo di vita dei suoi componenti oppure li frenerà o li anticiperà imponendo i propri ritmi? 4. I linguaggi della comunicazione. La comunità cristiana che vive della Parola, in che misura fa esperienza che essa prima ancora di veicolare contenuti crea relazioni e legami? 5. Creare legami solidi che permettano l'andare... Il lasciar andare è un imperativo anche per la comunità cristiana? Che cosa significa per una comunità riconoscere il diritto all'autonomia di pensiero e di scelta dei suoi componenti?