Esperienza e Teologia - Rivista di approfondimento teologico e pastorale dello Studio Teologico San Zeno e dell' Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona


Numero 9

Luglio – Dicembre 1999
«In ogni cosa rendete grazie»

 

 

 

 


Vivere il
grazie

 

di + P. Flavio Roberto Carraro


(full text)



 

La gratuità non è soltanto uno degli atteggiamenti, magari tra i principali, della vita cristiana, ma è quello che la sintetizza a livello più profondo. Non è solo un sentimento rna un modo di essere, il piú maturo, il piú simile a quello di Dio Padre e di Gesù.

Ricordiamo alcuni motivi che danno fondamento a questa affermazione. Dio ha creato il mondo senza mirare ad un suo vantaggio, ma all’unico scopo di diffondere la sua bontà luminosa. Cristo lo ha salvato rinunciando ad ogni suo vantaggio, annientando se stesso, usando solidarietà agli uomini mentre questi gli erano ancora ostili.

Infine l'unico atteggiamento possibile nella realtà celeste, quella definitiva, non è forse quello di amare e lodare, cioè vivere un amore disinteressato, sgorgante da una generosità pura? Ciò che vale per sempre, deve essere determinante anche nel tempo.

L'amore puro (1) è stato l’obiettivo dei santi. Possiamo verificarlo dando uno sguardo alla figura di san Francesco, protagonista di una vicenda contrassegnata dalla "follia" della carità. Anche in lui la gratuità, più che un nobilissimo sentimento, è la sintesi della sua vita. Ciò viene richiamato in modo visibile dalle stesse stimmate. Se la croce è il segno piú manifesto di amore disinteressato (e quale altro segno potrebbe essercene di più grande?), allora anche le stimmate di Francesco manifestano che tutto i1 suo essere è stato caratterizzato dal desiderio dì diventare amore puro. Tale carisma non è stato considerato dagli antichi biografi del santo come un dono estemporaneo, ma come un segno indicativo di uno stile di vita. Lo precisa, ad esempio, Umbertino da Casale: "[…] si trasformava continuamente con tanta singolarità d'amore nel Cristo crocifisso, che meritò di essere configurato non solo nella mente ma anche nel corpo all'immagine del Crocifisso" (2).

Vivere un amore disponibile a tutto, totalmente staccato dalla ricerca del proprio vantaggio: questo atteggiamento ha caratterizzato tutta l'esistenza del santo d'Assisi. "Ripieno dello spirito di Dio era pronto ad affrontare qualsiasi angustia di spirito, qualsiasi tormento nel corpo, a patto che gli fosse concesso quanto bramava: che si compisse in lui totalmente la volontà del Padre celeste" (3).

È naturale, allora, che egli abbia fatto propri, per sé e poi raccomandati al suoi compagni, gli atteggiamenti che traducono la gratuità cristiana. Vuole essere "servo inutile" (4), cioè agire senza cercare un compenso; vivere libero dal giudizio altrui (così pesante nel primo periodo della sua conversione); non lasciarsi condizionare dall’insuccesso ma agire esclusivamente per la gloria di Dio. Testimonia ancora Tommaso da Celano: "Diceva che è cosa buona assumersi il governo degli altri, ma sosteneva che dovevano addossarsi la cura delle anime solo quelli che in quell'ufficio non cercano nulla per sé, ma guardano sempre in tutto al volere divino" (5). Il discepolo non deve cercare il prestigio, ma piuttosto imparare ad amare il disprezzo e la fatica. Esprime gratuità autentica anche la rinuncia a cercare un campo di apostolato gratificante mentre ci si dispone ad affrontare le situazíoni più difficili. Questo è quanto egli suggeriva al suoi frati i quali "amavano talmente la pazienza, che preferivano stare dove c'era da soffrire persecuzioni che non dove, essendo nota la loro santità, potevano godere il favore del mondo". L'apostolato non può ridursi ad una forma di ricerca di sé ma ha senso solo come necessità derivante dall'aver fatta propria la carità di Cristo: "Gli mordeva le viscere lo zelo della salvezza eterna, al punto che non si riteneva amico di Cristo, se non incendiava d'amore le anime da lui redente" (6).

Il cuore della gratuità francescana lo possiamo cogliere nella preghiera "absorbeat" uscita dal cuore di Francesco:

"Rapisca, ti prego. o Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio" (7).

All’amore totalmente gratuito, anzi "folle", mostrato da Cristo, si desidera corrispondere con un sentimento identico. Il centro dell’uomo (la "mente" può essere assorbita da questa "follia" che dona senso a tutto, perché l'amore ha soltanto in sé il motivo del proprio esistere. La gratitudine si esprime come l’atteggiamento di chi riconosce di esistere in forza del dono continuo che viene da Dio. Questo non disimpegna dalla storia, al contrario permette di liberare le energie migliori perché non le consuma nell'affannosa ricerca di accaparrarsi il sostentamento in una vicenda umana che appare come insostenibile gara di sopravvivenza. Chi si sente amato da Dio vive la gratitudine a lui mostrando come la propria esistenza è trasparenza della stessa logica.

Proprio in questo consiste la nostra esistenza cristiana, per cui la nostra testimonianza della salvezza, realizzata da Gesù e disponibile a tutti, diventa effettiva nella misura in cui a nostra volta sappiamo assumere le condizioni concrete che viviamo, con il limite e le possibilità che comportano, come luogo in cui possiamo fare dono della nostra vita.

La fede che ci è donata ci permette di vivere in pienezza e dinamicamente le situazioni di difficoltà e sofferenza che segnano il nostro cammino, senza cercare rifugio nella fuga o nella rassegnazione passiva: proprio la vita dei santi costituisce la dimostrazione concreta di questa potenzialità rigeneratrice dell'amore gratuito, anche laddove prevalgono i segni del dolore e della fatica di Vivere.

 

NOTE

 

(1)  L’espressione è stata particolarmente amata da santa Caterina da Genova.

(2)  Umbertino da Casale, L’albero della vita, in Fonti francescane, edizioni Il Messaggero, Padova 1996, 2077. Nello stesso contesto Umbertino spiega la legge interiore che guida tutto il percorso spirituale del santo, fino a condurlo a questa perfezione: "[...] sospinto dallo Spirito, infiammava sempre di più il cammino del suo cuore, e perciò appena udiva nominare l’amore di Dio, ne era tutto commosso, impressionato e infiammato" (Fonti francescane, 2076).

(3)  Tommaso da Celano, Vita prima, 92, in Fonti francescane, 481-482.

(4)  Tommaso da Celano, Vita prima, 30, in Fonti francescane, 370.

(5)  Tommaso da Celano, Vita prima, 104, in Fonti francescane, 501.

(6)  Umbertino da Casale, L’albero della vita, in Fonti francescane, 2077.

(7)  Fonti francescane, 277.

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