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Il dono e l’impegno della riconciliazione
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di Ezio Falavegna
 (full text)
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Di fronte alle condizioni, ai
problemi, alle opportunità che la vita ci presenta,
accostarsi al tema della "riconciliazione"
rimane sempre un "interesse da ridestare", per
poter anche oggi riconoscere e accogliere con gioia la
novità di vita che Dio realizza nella nostra esistenza;
e questo è possibile se in noi vive una disponibilità,
un atteggiamento di fiducia e di fede, capace di
superare le chiusure o i rigidi schemi attraverso i
quali spesso ci difendiamo dalla realtà della vita, ma
che talora non ci permettono di scorgere ancora oggi,
nelle nostre vicende e nella storia degli uomini, la
novità dell’agire di Dio.
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1. Disporci all’incontro: una fede
aperta alla realtà di Dio
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Noi sappiamo dalla nostra vita che
tutti gli incontri che viviamo in qualche modo ci
trasformano. Là dove due libertà si aprono
reciprocamente l’una all’altra, là dove noi ci
rendiamo disponibili, accoglienti alla disponibilità
dell’altro verso di noi, c’è sempre la possibilità
di riaprire un storia inattesa. Ed è in questa
prospettiva che la riconciliazione traspare
continuamente nel Vangelo. La vediamo dentro le numerose
storie di incontri fra Gesù e le diverse persone che lo
accostano: Zaccheo, Giairo, l’emoroissa, Bartimeo,
Marta e Maria, la peccatrice e via dicendo, storie che
lasciano intravedere la reciprocità di consegna di
disponibilità e di libertà.
Anche nella nostra vita, quando
incontriamo il limite, può nascere l’esperienza di un
bisogno, il desiderio sotteso che l’altro diventi il
senso della nostra vita, la risposta al nostro cammino
di ricerca. Ed è dentro a questa consapevolezza del
bisogno che l’altro assume senso per noi.
In questo senso il primo
atteggiamento che deve caratterizzare ogni incontro è
quello di permettere all’altro di essere
significativo per noi. È qui che avviene la
possibilità del realizzarsi di una storia, di un
incontro: è là dove la vita chiede senso, è là dove
la vita chiede liberazione, è là dove la vita chiede
salvezza che nasce la molla vera di ogni cercare.
Forse anche per noi la fatica di
vivere l’esperienza del riconciliarci con Dio lascia
intuire non solo la non comprensione del volto
misericordioso di Dio Padre, ma anche l’eccessiva
sicurezza che riponiamo in noi, ritenendoci spesso
capaci di darci da soli il senso della vita o la
risposta ai nostri bisogni più veri.
Allora ecco che l’esperienza del bisogno
di liberazione dal limite può renderci coscienti
che l’uomo è radicalmente bisognoso. E il bisogno
radicale dell’uomo è soprattutto che gli sia offerto
un senso per cui vivere: un senso capace di dare un
volto nuovo alla sua vita, anche nei momenti di oscurità,
di malattia, di morte. Ma non sempre la vita è
esperienza del limite. Molte volte sperimentiamo anche
la realizzazione felice, la riuscita dei nostri impegni;
sperimentiamo la salute, la relazione significativa,
l’amore, la gioia di vivere. Anche di queste realtà,
però, avvertiamo la precarietà: potrebbero venir meno,
non sono ancora piene, sentiamo la nostalgia del di più;
e anche in questi momenti avvertiamo il radicale bisogno
di dare un senso pieno, un senso stabile e duraturo alla
vita. In tale prospettiva ogni uomo è radicalmente
bisognoso di una pienezza che può e deve attendere.
Il primo tratto dunque è questo: là dove nasce la
coscienza del bisogno radicale, nasce anche il desiderio
di trovare una persona che diventi il senso per la
nostra vita, il desiderio di incontrare qualcuno che ci
consenta in qualche modo di gustare in pienezza la
nostra esistenza. E allora, proprio nel segno di questa
disponibilità accogliente, noi diventiamo sempre di più
consapevoli che il dono di un senso alla vita non
possiamo accaparrarcelo, ma dobbiamo esclusivamente
imparare a riceverlo.
Se la persona, se il senso della vita
che andiamo cercando li consideriamo proprio
nell’ottica di un dono che viene a noi, dobbiamo
educarci alla disponibilità, alla gratuità di chi
davvero ha la consapevolezza che non ci può essere,
nella logica del dono, la conquista o il possesso, ma
esclusivamente il gusto e la capacità di educarci
alla gratuità, all’accoglienza del dono.
È impossibile percepire la
misericordia di Dio su di noi se non ci disponiamo a
riconoscere e ad educarci umanamente ai gesti di quella
gratuità, che sono il luogo in cui si veicola la
misericordia di Dio nella nostra vita. Solo un’umanità
disponibile può diventare capace di riconoscere e di
accogliere la disponibilità di Dio sulla propria vita.
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2. Lasciarsi incontrare: la
misericordia di Dio rivelata in Gesù
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La novità che traspare nella
riconciliazione è che il perdono ci è concesso da Dio:
è la disponibilità di Dio a riaprire la nostra vita
alla piena potenzialità dell’esistenza. La
riconciliazione è sentire in noi la disponibilità
di Dio che riapre tutte le potenzialità proprie della
vita umana. Questa riconciliazione ci è concessa da
Dio attraverso i gesti, le parole umane di Gesù (cfr.
Mc 2,1-12): Dio infatti non ci riconcilia in una maniera
"misteriosa", ma attraverso l’udibilità
delle parole di Cristo, la visibilità delle sue azioni.
Da soli non possiamo perdonarci, perché il perdono è
la realtà gratuita di qualcuno che si piega
amorosamente su noi, e con la sua presenza ci apre a
prospettive nuove, alla speranza di una realizzazione.
Noi facciamo questa esperienza prima di tutto sul piano
psicologico: nei momenti particolarmente difficili in
cui, per stanchezza o per eccesso di preoccupazioni, non
vogliamo più saperne di nessuno, solo l’amore di
qualcuno che lentamente, con le sue attenzioni e il suo
affetto, apre la nostra chiusura, può riportarci dal
mutismo alla parola, dal ripiegamento su noi stessi alla
fiducia, dalla disperazione alla speranza.
E proprio questa consapevolezza ci
permette anche di comprendere che ci sono parole che
noi dobbiamo sentirci dire e che non possiamo dirci
da soli: sei salvato, sei perdonato, la tua vita è
nuova. Dobbiamo riceverle queste parole, che realizzano
in noi ciò che noi non possiamo pretendere di
realizzare. Queste parole sono "sacramenti"
perché realizzano ciò che significano, fanno ciò che
esprimono. è nel lasciarci coinvolgere da queste
parole, da questi segni, che la nostra vita assume una
nuova identità. Ed è in questo incontro sacramentale
con Cristo che tutto poi in noi comincia ad essere
trasformato.
Nel perdono offerto da Gesù Cristo,
a farsi vicino a noi non è semplicemente un uomo, ma è
il Dio divenuto uomo, quel Dio che, conoscendo
profondamente il nostro cuore, è in grado di vedere e
raggiungere le nostre chiusure più radicali e di
riaprirci alla libertà con la prospettiva di una vita
nuova. Tale perdono non ci raggiunge in astratto, ma passa
attraverso l’umanità di Gesù: noi abbiamo
infatti bisogno di una riconciliazione che ci
coinvolga con tutta la carica delle componenti umane e
affettive insite nelle parole e nei gesti. Dio
perdona in una forma estremamente umana, che trova
realizzazione piena nella delicatezza di sentimenti, di
gesti, di silenzi, di parole che Gesù rivolge ai
peccatori.
Anche oggi il perdono ci giunge in
forma umana, attraverso l’azione riconciliatrice che
un altro ci offre, quale riflesso umano dell’infinito
perdono di Dio. Forse talora ci sentiamo distanti dal
sacramento della riconciliazione proprio per le carenze
insite nelle nostre comunità e in chi amministra il
sacramento stesso, carenze che ci impediscono di
cogliere la ricchezza umana del perdono di Dio. Abbiamo infatti
bisogno di vedere il volto riconciliante di Dio
nell’umanità dei nostri fratelli, della Chiesa,
di chi ci concede sacramentalmente il perdono. Altre
volte siamo noi stessi a sperimentare le nostre carenze,
non solo nell’offrire il perdono, ma anche
nell’accoglierlo dagli altri, perché pensiamo che
esso ci possa umiliare o rimarcare la nostra colpa.
Occorre quindi che impariamo la delicatezza nel
concedere il perdono, e la disponibilità e l’umiltà
nell’accettarlo dagli altri.
Nelle parole e nei gesti di
riconciliazione di Gesù il fondamento è trovato
nell’agire stesso di Dio. La Sua misericordia
verso gli uomini porta il discepolo, che comprende e
sperimenta tale agire di Dio, a vivere lo stesso
atteggiamento di incondizionata apertura al prossimo. I
discepoli colgono e interiorizzano come regola di vita
l’agire stesso di Dio: "affinché diventiate
figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il suo
sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra
i giusti e sopra gli ingiusti" (Mt 5,43-48).
È questa la logica dell’agire di
Dio, che deve diventare la logica e la misura di ogni
nostra azione e del rapporto con il prossimo.
Ogni autentico gesto di
riconciliazione, di amore gratuito, infatti, è la
nostra più vera realizzazione ("affinché
diventiate figli"): quando viviamo questo amore,
quando lo attuiamo in gesti concreti, veniamo realmente
trasformati nel più profondo di noi stessi, realmente
diventiamo buoni, e veramente la Bontà che è la
perfezione del Padre trova spazio nella nostra
esistenza.
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3. Diventare personalità nuove:
l’appello alla conversione
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Gesù annuncia la misericordia di Dio
che viene in soccorso della vita umana e la rinnova
quando è nella colpa: egli chiede che questa logica
venga assunta anche dai credenti, diventando la mentalità
con la quale ragionare in tutte le situazioni della
vita, e non solo in qualche caso particolare.
Infatti la misericordia che Dio
manifesta in Gesù, nel suo annuncio del Regno e nei
suoi segni, deve diventare visione che impronta di sé
tutta la nostra esistenza, e criterio di giudizio sia
nella relazione con Dio sia nel rapporto con gli altri.
Non è perciò una semplice raccomandazione che Gesù
impartisce, bensì lo stimolo a prendere consapevolezza
del dono che Dio offre e che precede ogni nostra
risposta.
Chi è perdonato è così a sua volta
in grado di perdonare. Gesù unisce costantemente questi
due aspetti: il perdono ricevuto ci rende capaci di
perdonare gli altri; il perdono concesso ci permette di
sperimentare la misericordia smisurata e incondizionata
di Dio. In effetti, possiamo effettivamente conoscere il
perdono di Dio solo quando ci disponiamo a perdonare i
nostri fratelli.
La realtà di questo dinamismo
proprio della riconciliazione si traduce in una
liberazione, che investe la totalità della nostra vita:
quel Dio che ci viene incontro in forma umana per
liberarci offre la salvezza di tutto l’uomo nella sua
globalità, riapre l’uomo chiuso dentro il peccato
alla relazione con Lui e con gli altri, consegna la
dignità filiale che da sempre gli appartiene.
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