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Trent’anni di presenza formativa
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"La più viva coscienza del posto e dei compiti che spettano a tutti i componenti il popolo di Dio stimola anche a ricercare le vie più idonee perché ciascuno possa con maggiore chiarezza e competenza vivere la propria vocazione e partecipare più efficacemente alla missione della Chiesa" (dal Documento di fondazione, 20 ottobre 1967). Con queste parole il vescovo Mons.
Giuseppe Carraro dava avvio alla Scuola di Teologia, quale risposta alle esigenze di rinnovamento che il Concilio Vaticano II aveva sollecitato in ordine alla formazione dei laici e delle religiose.
A trent’anni di distanza non possiamo evitare di sentire ancora l’attualità di quelle parole e di questa istituzione che, in sintonia col cammino ecclesiale italiano, dal 1986 ha assunto la configurazione di Istituto di Scienze Religiose e dal 1996 il riconoscimento accademico di Istituto Superiore di Scienze Religiose.
Fare memoria di questo singolare luogo formativo è riproporre l’attualità dell’apporto della formazione teologica. È un anniversario che ci offre l’occasione di rinvigorire a livello ecclesiale la coscienza del fatto che i laici non sono semplicemente oggetto della pastorale, ma soggetto attivo, parte viva, consapevole e responsabile della missione della Chiesa.
In tal modo la necessità di una seria ed organica formazione spirituale e teologica dei laici si impone sempre di più in tutta la sua evidenza, non solo per il naturale dinamismo di approfondimento della loro fede, ma anche per l’esigenza di "rendere ragione della speranza" che è in loro di fronte al mondo stesso. Del resto è la stessa situazione contemporanea ad esigere sempre più delle persone che siano veramente
all’altezza della complessità dei tempi e siano in grado di affrontare, con competenza e con chiarezza e profondità di argomentazioni, le domande di senso degli uomini d’oggi.
Inoltre, ricomprendere questo luogo di formazione teologica è motivo per ridirci la necessità di proporre un itinerario organico per tutti coloro che intendono maturare ed approfondire in modo serio e scientifico la propria fede, nello sforzo di cogliere la stretta connessione tra fede e riflessione matura. Infatti, il valore e l’autenticità della formazione teologica si
inserisce nel cammino di fede di una persona, in quanto la stessa teologia proviene dalla fede e intende condurre ad essa.
Colui che si dispone allo studio della teologia è infatti anzitutto un credente, una persona che si interroga sulla propria fede al fine di raggiungere una comprensione sempre più profonda di essa. E come la fede opera un rapporto personale del credente con Gesù Cristo nella comunità ecclesiale, così la teologia, di cui la fede è punto di partenza e di arrivo, diventa accoglienza della Parola di Dio attraverso una adesione
piena a Gesù Cristo dentro una sempre più consapevole partecipazione alla vita della Chiesa.
Il nostro Istituto ha trent’anni di vita. È ormai una vitale realtà non solo nell’ambito eminentemente ecclesiale, ma anche nel contesto socio-culturale in cui opera, in cui si pone come il luogo naturale per l’approfondimento della fede in prospettiva di una riflessione credente che sappia far sintesi tra la fede e la cultura.
Questa è l’occasione, dunque, per un vivo ringraziamento a tutti coloro che in questo tempo hanno creduto e si sono impegnati in un servizio di promozione e di qualificazione di questa proposta formativa. L’augurio che ci sentiamo di fare è che le nostre comunità sappiano riscoprirne il significativo valore formativo, augurio che diventa anche un impegno a mantenere vivo lo slancio e lo spessore profetico che da trent’anni caratterizza il cammino di questo Istituto nella nostra Chiesa di Verona.
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Andrea Veggio
Amministratore apostolico di Verona
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INTRODUZIONE
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"Ricerca credente
dell’intelligenza della fede"
la proposta dell’Istituto Superiore di Scienze
Religiose
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di Ezio Falavegna
 (full text)
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Il tema della formazione teologica
dei laici da un po’ di tempo appartiene ai luoghi
comuni sui quali insiste la pubblicistica cattolica
interessata a una rinnovata valorizzazione e
responsabilizzazione dei laici all’interno della
comunità ecclesiale.
A partire dal Vaticano II (cfr. GS
62; AA 29; ecc), che ha sottolineato che la Chiesa è
popolo di Dio e tutti i membri hanno una parte attiva
sia nei vari ministeri sia nell’animazione cristiana
delle varie attività civili, viene riproposto sempre più
con viva forza alla Chiesa il problema della formazione
teologica dei laici, ed è emersa a più riprese (cfr. i
documenti della Conferenza Episcopale Italiana, Magistero
e teologia nella Chiesa, 1968; La formazione
teologica nella Chiesa particolare, 1985) la volontà
dichiarata di dare forza e consistenza alla proposta di
formazione teologica dei cristiani nelle nostre comunità.
Una realtà, quest’ultima, che trova la sua
chiarificazione nella comprensione della presenza del
laico all’interno della Chiesa e del ruolo della
teologia in ordine alla formazione dei laici.
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I laici: soggetto attivo della
pastorale
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Certamente, non occorrono molte
parole per evidenziare ulteriormente ciò che ormai in
mille modi si va dicendo riguardo alla necessità di una
ampia presa di coscienza a livello ecclesiale del fatto
che i laici non sono semplicemente oggetto della
pastorale, ma soggetto attivo, parte viva, consapevole e
responsabile della missione della Chiesa. In forza della
vocazione battesimale, infatti, la loro partecipazione
alla evangelizzazione non può rimanere circoscritta in
termini di "manovalanza" o di semplice
esecuzione, ma si esplica necessariamente nell’impegno
ad essere Chiesa, e non certo in una passiva
appartenenza ad essa. In tal modo la necessità di una
seria ed organica formazione spirituale e teologica dei
laici si impone sempre di più in tutta la sua evidenza,
non solo per il naturale dinamismo di approfondimento
della loro fede, ma anche per l’esigenza di
"rendere ragione della speranza" che è in
loro di fronte al mondo stesso. Del resto, i medesimi
interrogativi e stimoli che la cultura contemporanea ci
pone innanzi, non possono essere affrontati con una
preparazione generica o ripetitiva, fatta di semplici
formule stereotipate, come non è possibile demandare ad
altri le risposte a tali interrogativi, soprattutto se
queste, non limitandosi alla sfera intellettuale,
coinvolgono l’intera esistenza delle persone.
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Le proposte di formazione per laici
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Per realizzare una Chiesa
effettivamente tutta ministeriale occorre porsi con
coraggio domande non soltanto teoriche ma pratiche,
riguardanti atteggiamenti, strutture e percorsi
formativi, e cercare di dare una risposta orientativa da
non rimandarsi a tempo indeterminato e sufficientemente
aperta alle esigenze di un mondo in continuo mutamento e
pieno di sfide.
Peraltro, non è difficile notare
come all’interno della nostre comunità sia sempre più
forte da parte dei credenti l’esigenza di una
riflessione sulla Parola, affinché essa penetri
nell’esistenza vitale della fede. Infatti, sono
moltissimi, al riguardo, i tentativi in atto che hanno
l’obiettivo di venire incontro a tale esigenza (corsi
biblici, cicli di prediche o conferenze su temi
specifici, brevi corsi, incontri occasionali): realtà
che se hanno ancora una utilità per un approccio
formativo o per un aggiornamento teologico, portano in sé
il rischio della frammentarietà e sporadicità delle
proposte di formazione, e risultano spesso insufficienti
per una fede cristiana adulta, specialmente per coloro
che sono catechisti o animatori di comunità cristiane.
Tutto ciò rileva il bisogno di una formazione personale
più matura e più adeguata al livello culturale
odierno.
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Il ruolo della formazione teologica
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In questo impegno-servizio si
comprende il ruolo della teologia, in quanto suo compito
è quello di indagare e approfondire la divina
Rivelazione nell’attenzione all’uomo e alla sua
storia, per favorire l’assimilazione sempre più
cosciente della Parola di Dio da parte dei credenti. In
forza di tale compito la teologia non è materia
esclusiva di alcuni specialisti, ma è necessariamente
legata alla maturità della fede della comunità
cristiana. La dimensione teologica è dunque connaturale
all’essere stesso di ogni credente, in quanto
coinvolge tutta la comunità ecclesiale verso la
comprensione più piena della Parola ad essa affidata,
in un cammino di "ricerca credente
dell’intelligenza della fede" (Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istruzione sulla vocazione
ecclesiale del teologo, 24 maggio 1990, n. 1).
Ciò che caratterizza la teologia in
senso proprio rispetto ad un molteplice studio della
Parola, è il carattere di scientificità che in essa la
riflessione assume, aiutando le persone ad acquistare la
capacità di maturare un approfondimento e una lettura
di fede, proprio a partire dalla realtà quotidiana e
dalle provocazioni della cultura e della vita
contemporeanea. Tutto questo, poi, si pone nella linea
di offrire la possibilità di verificare non solo le
scelte pastorali in atto, ma anche le riflessioni
maturate con esse.
La proposta di una formazione
teologica, nell’ambito più ampio di una formazione
personale umana e cristiana, si propone di consentire
alle persone la capacità di gustare e comunicare in
modo significativo per se stessi e per le donne e gli
uomini d’oggi il senso dell’annuncio del Vangelo. La
riflessione rigorosa sulla fede costringe
all’esercizio di molte capacità umane e spirituali e
abitua ad un saggio equilibrio che diventerà prezioso
nel compito sempre più delicato di un servizio nelle
comunità cristiane. Anche l’attenzione vera e
costante alla realtà con gli strumenti di lettura che
le scienze dell’uomo hanno elaborato va a beneficio di
un "uomo di fede" che intende "servire la
fede" nel nostro tempo. L’approfondimento
riflesso del mistero di Dio che viene incontro ad ogni
uomo concreto offre anche la possibilità di celebrare e
aiutare a celebrare la grandezza di questo dono con
profondità e gusto.
I motivi della testimonianza
cristiana non vengono sostituiti dalla riflessione
teologica, ma da essa indubbiamente rinsaldati e
rinvigoriti. Il recupero della tradizione storica della
Chiesa, del suo sforzo costante di evangelizzare la
cultura e inculturare il Vangelo, delle sue prese di
posizione autorevoli in materia di fede e di
orientamenti morali, costituisce un allenamento
formidabile alla capacità di annunciare anche oggi
coraggiosamente il messaggio evangelico mantendo una
costante attitudine al dialogo umano, ecumenico,
interreligioso, che appartengono insopprimibilmente al
cristiano. Tutto questo è evidentemente una potenzialità
sospesa alla disponibilità e all’attitudine di
ciascuno, che ne farà tesoro nella misura della sua
apertura. E forse anche nella misura consentita dalla
freschezza dell’ambiente pastorale in cui verrà
inserito.
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L’offerta di formazione teologica a
Verona
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Per venire incontro a queste istanze,
anche a Verona, negli anni immediatamente seguenti al
Concilio, è sorta una scuola di formazione teologica
per laici, diretta a vari destinatari: a laici,
religiosi e religiose che intendono maturare ed
approfondire la propria fede in modo serio e
scientifico, e a tutte quelle persone che si preparano
ad assumere ministeri ecclesiali o di servizio alla
comunità, specie nell’ambito della catechesi o della
scuola, in vista della quale avviene la formazione degli
insegnanti di religione. Tale scuola di teologia, a
partire dal 1986, è divenuta Istituto di Scienze
Religiose, conseguendo così anche un riconoscimento
dalla Conferenza espiscopale italiana, senza però che
ne venisse meno lo specifico carattere ecclesiale, che
pone l’attenzione prevalentemente sulla formazione
degli studenti in relazione ad un’organica e critica
esposizione della fede vissuta e approfondita nella
comunità cristiana.
L’11 luglio 1996 l’Istituto ha
ottenuto la qualifica di Istituto Superiore, quale
sezione staccata dell’Istituto Superiore di Scienze
Religiose delle Venezie, permettendo di conseguire oltre
al Diploma in scienze religiose in un triennio, anche il
Diploma accademico di Magistero in scienze religiose in
un quadriennio. Questo passaggio è nato dal desiderio
di offrire una formazione teologica che, se non pretende
di esaurire tutta la ricchezza della riflessione
teologica, risulti comunque organicamente e
sufficientemente completa. Sul piano organizzativo, la
principale innovazione, oltre al tentativo di offrire
una sintesi sistematica del cammino percorso, consiste
nella possibilità di una specializzazione
pastorale-ministeriale o pedagogico-didattica. I corsi
di tali indirizzi sono impostati in modo tale da
iniziare i partecipanti ad una competenza pastorale o
didattica in vista di una possibile operatività:
insomma, una specie di "laboratorio" in cui
conoscere e utilizzare gli strumenti, le metodologie e
le strategie attuative.
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Il Piano degli Studi previsto
dall’Istituto si articola attraverso quattro
dimensioni complementari:
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- In un primo momento lo studente è introdotto alla
conoscenza dell’uomo, visto nella sua
identità e nelle sue aperture, nei suoi valori e
nelle sue problematiche. Tutto questo assumendo il
percorso della riflessione filosofica (Temi di
storia della filosofia), con particolare
attenzione ad alcune tematiche (Filosofia della
conoscenza, Antropologia ed etica, Metafisica e
Teodicea), e con l’aiuto delle scienze umane (Psicologia,
Sociologia della religione).
- Il cammino di studio si approfondisce e si
concentra intorno alla Parola di Dio, colta
come Storia della Salvezza (Antico Testamento,
Vangeli sinottici, Scritti paolini, Scritti
giovannei) e come origine e fondamento della
fede ecclesiale (Teologia fondamentale,
Cristologia, Ecclesiologia e mariologia, Teologia
sacramentaria, Antropologia teologica, Il Dio
vivente), che esige continuamente di essere
celebrata (Liturgia) e tradotta in vita (corsi
di Morale).
- Lo sguardo sulla Chiesa,
considerata nella sua storia e nelle sue espressioni
culturali (Antichità cristiane, Patrologia,
Storia della Chiesa, Caratteristiche dell’arte e
iconografia cristiana, Spiritualità, Diritto
canonico) e nella sua identità in dialogo (Ecumenismo
e Dialogo interreligioso, Le grandi religioni del
mondo), aiuta lo studente a riflettere
criticamente sulle diverse manifestazioni della fede
cristiana lungo i secoli.
- I due indirizzi pastorale-ministeriale e
pedagogico-didattico abilitano gli studenti a
comunicare correttamente i contenuti assimilati,
attraverso l’esercizio dei ministeri ecclesiali e
l’insegnamento della religione cattolica.
L’indirizzo "pastorale-ministeriale"
è costituito da due corsi introduttivi di base (Catechetica
fondamentale, Teologia pastorale fondamentale) e da
tre corsi specifici (Pedagogia catechistica,
Pastorale liturgico-sacramentaria, Pastorale della
Chiesa locale).
L’indirizzo "pedagogico-didattico"
è costituito da un corso introduttivo di base (Pedagogia
generale) e da tre corsi specifici (Identità e
compiti dell’IRC, Metodologia della programmazione
scolastica, Didattica dell’IRC).
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Una "sfida formativa"
sempre aperta
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Proprio perché la formazione,
compresa quella ministeriale, non si improvvisa, quasi
si trattasse di un "oracolo", ma, in quanto
originale progetto di grazia che Dio presenta e offre a
ciascuno, si rivela gradualmente, all'interno della
propria vita e delle vicende umane ed ecclesiali, essa
chiede che le comunità ecclesiali sentano sempre più
come obiettivo urgente e prioritario la "formazione
alla competenza". La formazione diventa così un
"dare forma" alla propria vita, un diventare
ciò che si è per dono. La formazione può diventare
esperienza reale di umanità e di vita ecclesiale, se si
avrà il coraggio di investire coraggiosamente
attenzioni ed energie, qualità di servizi e
progettualità da condividere con i laici, in un
autentico atteggiamento di reciproca stima e
complementarità, per accogliere e plasmare le nostre
vite sul dono di Dio all'interno di una comune e sempre
rinnovata testimonianza per l'annuncio del Regno.
I trent’anni di presenza del nostro
Istituto potrebbero ulteriormente sollecitare le nostre
comunità ecclesiali a una prendere coscienza dei
benefici provenienti da una presenza qualificata di
persone, specialmente laddove la maturazione della loro
vocazione è nata e si è nutrita grazie a un profondo
radicamento ecclesiale.
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