Si rimane sempre sorpresi nel
cogliere come l’evento decisivo della storia umana sia
raccontato con parole semplici, attraverso una cronaca
scarna, benché non priva di grandiosità. Gesù Cristo,
la Parola di Dio incarnata, rivela il dono insperato e
gratuito di Dio all’umanità attraverso una Parola che
"cresce e si fa forte" (Lc 2,52) dentro il
tessuto dei rapporti familiari, dentro il vissuto di una
comunità. In questa storia, fatta di parole impregnate
della quotidianità, Gesù impara ad amare il Padre e i
fratelli, fino al dono di sé sulla croce.
Nello stesso tempo, Dio entra nel
mondo, si fa vicino agli uomini, partecipa alle vicende
umane attraverso la disponibilità accogliente di coloro
si aprono fiduciosamente a Lui, prima fra tutti Maria.
Attraverso di Lei, figura di tutti i credenti, il Figlio
di Dio entra nella storia umana, viene a far parte di un
popolo per salvare tutti i popoli.
Mentre la Parola di Dio si consegna
nelle mani dell’umanità e si fa carne per la vita del
mondo, i credenti sono chiamati a comprendere in quel
volto umano di Gesù il volto divino, a vedere nei Suoi
lineamenti umani il Figlio di Dio. Infatti, dal momento
in cui Dio è diventato percepibile e raggiungibile in
Gesù e la Sua salvezza è entrata nella realtà del
mondo, i credenti sono chiamati con la loro vita a un
cammino permanente di riconoscimento della salvezza che
opera nella storia e ad esprimere l’impegno della
condivisione e della testimonianza della fede, perché
tutti possano scoprire la luce che illumina il mondo e
lasciarsi illuminare dalla verità del Vangelo.
In questo compito, la comunità dei
credenti si realizza come il luogo dell’ascolto,
dell’accoglienza e della testimonianza della Parola di
Gesù come una Parola densa di vita e di energia, una
Parola che tratta della vita, si trasforma in vita e
trasmette vita perché parla di Cristo che è la Vita.
Così, il vissuto dei credenti
diventa importante nel dare espressione alla realtà
nuova e sconvolgente che la fede cristiana ha fatto
intuire nella trama ordinaria e quotidiana di
un’esistenza umana: il Figlio di Dio. La stessa vita
della comunità ecclesiale diventa in qualche modo
parola, per la sua stessa identità e per la sua qualità
naturale di segno, e così la vita si trasforma in
parola che la proclama, la spiega, la interroga. La vita
sollecita la Parola: per comprendere se stessa e per
illuminare le situazioni e i problemi nuovi con i quali
ogni persona è confrontata.
Da qui l’impegno a dare autenticità
al vissuto credente: infatti, come la veracità della
parola esprime la prima e fondamentale condizione del
fidarsi e dell’entrare in una relazione autenticamente
umana con l’altro, cioè in una relazione di amore,
così solo su un vissuto verace, può fondarsi una
relazione autentica con Dio e tra gli uomini. Certo, non
si tratta solo di una sincerità di superficie, ma di
una totalità di vita, capace di esprimere in profondità
i significati scoperti e di plasmare l’esistenza. In
realtà, nella vita scopriamo spesso che ci sono parole
importanti, ricche di significato, parole forti e
orientanti che tuttavia nel modo comune di parlare
rischiano di diventare logore e vuote, se non c’è una
forte attenzione a mantenerle nella loro verità; allo
stesso modo compito della comunità è di rendersi
attenta, di accogliere, di annunciare e di lasciar
trasparire nel proprio vissuto la Parola dell’amore di
Dio manifestata in Gesù Cristo.
È questa una comunità che accoglie
e plasma la propria vita nella Parola di Dio che si è
detta nel linguaggio degli uomini e dunque si è
profondamente inscritta nel tempo, nella geografia,
nella cultura; una comunità che pertanto si fa tramite
della salvezza attraverso la propria testimonianza, il
proprio vissuto, dando così visibilità al disegno di
Dio per gli uomini.
La Chiesa si fa luogo di
"approdo", di incontro della salvezza di Dio
che in Gesù Cristo ha assunto un volto umano con ogni
uomo. Memore di questa missione, la sua vita e il suo
annuncio si rendono attenti affinché la Parola di Dio
raggiunga l’uomo d’oggi nella sua vita personale e
comunitaria, nel linguaggio verbale, gestuale e
simbolico che lo esprime, proponendosi come veritiero
strumento per comunicare un’esperienza che ha dato un
volto alla propria esistenza.
Si tratta di un impegno che, inoltre,
si traduce necessariamente nel conoscere meglio l’uomo
contemporaneo, cui è destinato l’annuncio del Regno:
conoscerlo, partecipando alla sua vita, alle sue
speranze e timori, diventa la condizione fondamentale
per una "fedeltà al messaggio del quale siamo
servitori" e "alle persone alle quali dobbiamo
trasmetterlo" (EN 4).
|